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Pesca della trota a galleggiante

tecnica pesca galleggiante

Benvenuto nella pagina in cui troverai tutte le informazioni di cui hai bisogno sulla pesca della trota a galleggiante.

La pesca alla trota in laghetto è sinonimo di tremarella e striscio con vetrino, bombarda, piombino.

Tuttavia c’è una vecchia tecnica che non prevede l’utilizzo di zavorre a contatto diretto col terminale, bensì un galleggiante segnalatore, come quando di pesca al colpo con la bolognese.

Molti pescatori snobbano questa tecnica perché perde l’elemento essenziale dettato dalla velocità.

Si deve però tener conto che, in situazioni difficili, quando le trote sono abuliche, ferme e stazionarie sul fondo, è forse l’unica tecnica a garantire risultati apprezzabili.

Molto spesso abbiamo vissuto cappotti clamorosi per la convinzione errata che la trota mangi solo a recupero: ciò è vero durante l’autunno, primavera ed estate, ma d’inverno, complice la riproduzione e le temperature davvero basse, il pesce preferisce muoversi il meno possibile, covando al meglio le proprie uova sul fondo.

La tecnica di pesca con il galleggiante riferita alla trota è la meno divertente in quanto toglie il “bello” di sentire l’abboccata sulla cima della canna, ma è anch’essa molto efficace ed una delle tecniche più semplici da praticare.

Le montature sono comunque diverse da quelle tradizionali che si utilizzano in acque interne e restano sempre mirate alla pesca della trota in laghetto e consentono di praticare la tremarella, di imporre cioè vibrazioni all’esca mediante movimenti rapidi che impartiamo con il polso alla canna.

Di galleggianti indicati per la pesca della trota ne sono stai proposti in gran quantità da svariate marche e tutti hanno una loro ragione di esistere; spesso la scelta è un fattore personale, possiamo però suddividere tutti i galleggianti in due grandi categorie:

  • Forme allungate: come la penna (ormai caduta in disuso) le quali sono più indicate per un recupero più costante e sostenuto, e solitamente per una pesca più di superficie o per abboccate più diffidenti.
  • Forme affusolate: sono più indicate per un recupero costituito da fasi veloci e stop che lasciano affondare l’esca o anche per far vibrare il galleggiante quasi sul posto recuperando molto, molto, lentamente.

Comunque si realizzerà la montatura, sarà comunque sempre importante l’azione di pesca, che dovrà comunque essere sempre fatta di recuperi alternati eventualmente, ma non necessariamente a pause più o meno lunghe, impartendo sempre vibrazioni con il polso; anche in questo caso l’esca dovrà sempre ruotare; lasciare l’esca immobile attendendo che sia la trota a preferire la nostra esca generalmente è molto meno redditizio, non può essere definita una pesca alla trota ma viene spesso definita pesca da pensionati.

La scelta di pescare con il galleggiante sostanzialmente si effettua quando vogliamo che il nostro “peso” sia vincolato e quindi non vogliamo correre il rischio che affondi più di tanto oppure quando a causa della “lentezza” del pesce da insidiare, è necessario effettuare recuperò più lento dell’esca.

Il recupero più lento è importante quando ci troviamo in casi di trote più apatiche, meno volenterose a farsi una corsetta per rincorrere la nostra esca, come ad esempio durante la stagione invernale in cui i pesci tendono a stazionare sui fondali e restare piuttosto “ferme”; oppure in situazioni in cui ad esempio l’acqua piuttosto torbida del lago non permetterebbe agli esemplari di inseguire la nostra esca a causa di una scarsa visibilità.

La montatura è più semplice di quanto si potrebbe pensare, il galleggiante può essere piombato con un piombo unico , va benissimo una torpille o per i più esigenti uno piombino, short o slim, nella maggior parte dei casi dello stesso peso riportato sul galleggiante, o un 10% in meno del peso; dovrà essere inserito un ammortizzatore che come solitamente accade, ha lo scopo di proteggere il nodo di giunzione tra lenza madre e l’immancabile girella tripla che oltre a scaricare la torsione serve da blocco al piombino, segue quindi il finale più o meno lungo a seconda delle situazioni (da 10cm a 50cm) ed infine l’amo.

La distanza tra galleggiante e piombo dipende come sempre dalle circostanze, dal lago, dalla stagione e dalla profondità a cui le trote hanno deciso di stazionare.

Non esiste mai “meglio e peggio” utilizzando una montatura piuttosto che un altra ma solo variazioni che ci permetteranno di prendere più pesce e più facilmente!

Per esempio, io consiglio sempre di innescare sulla paletta dell’amo, una pallina di polistirolo e, successivamente l’esca.

Questo perché, una volta che la nostra lenza si è ben posizionata nella azione di pesca, la pallina di polistirolo solleverà pian piano l’amo (e quindi l’esca) verso la superficie.

In tal modo, la nostra esca non rimarrà staticamente appesa alla lenza e quindi tale movimento sarà più facilmente notato dai pesci predatori.

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